Cari lettori, questa settimana sono in difficoltà. Non è facile leggere un libro come La passeggera (click!) e metterlo a posto in maniera del tutto tranquilla. Personalmente, al termine della mia lettura sono stata pervasa da un certo senso di sconfitta.
Andando con ordine, bisogna dire che La passeggera è un libro di Daniela Frascati edito da Scrittura & Scritture. Ambientato nel 1914, alle soglie della Prima guerra mondiale, racconta del viaggio a bordo del Paradiso, transatlantico diretto in America. Qui si intrecciano le vite del capitano Zocalo, della seducente Marie Verdier, del dottor Nerio Ferrer, della cameriera Novilia e della piccola e speciale Aquilina.
Ospite inatteso a bordo della nave è un’epidemia che falcidia senza pietà i passeggeri, a partire dalla terza classe. Arginare l’epidemia è più complicato se, nel fondo della nave, viene ritrovato il cadavere del signor Acone, attorno cui ruotano la signora Verdier e la bambina. Quest’ultima sembra essere dotata di poteri particolari, sempre contornata da un nero piumaggio, sempre zitta e anche un po’ bruttina, trascina le persone nei suoi sogni, mostra a ognuno una verità che non è pronta per essere accettata.
Ecco, su questo sfondo si muove il male.
La passeggera è un romanzo nero, un libro che mette a nudo le meschinità di ognuno, che schiaccia il debole e soffoca le anime pure. È una discesa nel buio, dove l’animo si sporca senza rendersene conto indugiando in silenzio, sottomissione e codardia. E Aquilina sembra contenere tutto questo male, fino all’atto finale che se da una parte segna l’inferno per un’anima sporca, dall’altro non può fare a meno di mostrarsi come una vera e propria liberazione.
Così, nella cucina letteraria di #readEat, quando ho fatto i conti con i fornelli, ho dovuto riflettere più lungo e concentrarmi su uno di quelli che credo sia il motore di questa storia: la carne.
È la carne quella che muove Acone nel passato della Verdier. È il richiamo della carne quello che Marie esercita ne La passeggera e che, per un verso, dà origine a parte del grande male presente nel libro.
La carne è debole, la carne è vittima degli istinti che siano questi paura, lussuria o vendetta.
La passeggera quindi ben si abbina al piatto di oggi, uno spezzatino di manzo. Qui vi è la debolezza della carne morbida ma ricca di sapore e la cedevolezza della patate. Queste si sfibrano e si sgretolano, lasciando sì alcuni pezzi ma mai veramente intatti. Il tutto sfumato in un vino scuro e dal sapore forte, come il Nero d’Avola.
In ultimo l’aceto balsamico che, con il suo colore, dona tinte scure all’intera portata.
la verità
è che inizialmente avevo deciso di portare a tavola del pane nero, mi sembrava appropriato al contesto. Non tutto però termina come da programma, un’attenta riflessione mi ha portata sullo spezzatino che, per alleggerire i toni, è venuto davvero buono.
E se sei un autore timido o un lettore approdato in questa cucina per la prima volta, lascia che mi presenti qui!