bis al tavolo Speciale

Alcuni piatti non si dimenticano, specialmente quando, come me, si è a dieta ferrea. E cosa potrei desiderare più del tiramisù che ha accompagnato l’ultimo libro di Marco Speciale nella cucina letteraria di #readEat? Ma è semplice: un intero pranzo con l’autore, qui su Spizzichi e Bocconi!

Incominciamo? Bene!

Antipasto
Ciao Marco, bentornato nella cucina letteraria di #readEat! Siccome cucinare per Il nome della notte non mi bastava, ti metto a tavola con una domanda: nel libro si affrontano temi delicati come razzismo e immigrazione. Ti sei ispirato a fatti reali?

Diciamo che ho “assaggiato” un clima sociale che si respira. Basta dare un’occhiata ai social e leggere centinaia di interventi cattivi, violenti, razzisti. Questo mi ha da un lato spaventato, e dall’altro mi ha dato la spinta per trattare questi temi. Nel libro c’è un capitolo dedicato alla tratta delle ragazze nigeriane, portate giovanissime in Italia per essere collocate sul marciapiede. Mi sembrava utile, socialmente, che i lettori conoscessero i terribili meccanismi che regolano questi traffici. Insomma non si vogliono stranieri qui da noi, ma queste donne, molte minorenni, pare che di notte facciano comodo a parecchi Italiani. Italiani.

Primo
Ultimamente è facile parlare di contraddizioni, e se una è appunto il razzismo che è tale solo con il buio, il contraltare è rappresentato in questo caso dai magistrati. Non è una contraddizione cercare nella giustizia il proprio tornaconto? Un po’ come gioire delle disgrazie, insomma…

Purtroppo è difficile stabilire, quando si intraprendono certe battaglie, su chi si potrà davvero contare. Il tornaconto personale attraversa trasversalmente ogni categoria, anche quella dei magistrati. Non per questo non si deve più credere nella giustizia, anzi. Il protagonista del romanzo, il vice questore Caserta, è l’esempio di quanto sia importante fare il proprio dovere fino in fondo. Sarà proprio lui a vendicarsi a suo modo della magistrata opportunista. Insomma dobbiamo diffidare di certe compagnie ma non per questo dobbiamo cessare di credere in una società più giusta.

Secondo
Caserta è un faro nella notte, devo dire che il personaggio mi è piaciuto molto e che spero di vederlo ancora! Per questo personaggio grosso di mole fisica e morale, a chi ti sei ispirato? Si può dire?

Non mi sono ispirato a nessuno in particolare. Ho costruito il personaggio quasi per negazione. Non volevo che fosse affascinante, non volevo che fosse atletico e scattante. Il suo aspetto fisico doveva armonizzarsi con il personaggio che volevo diverso da certi cliché: nessun passato ingombrante, niente amori tormentati, pochi vizi, anzi uno solo: la passione per il cibo. Forte e voluto è il contrasto con il suo assistente Martì, che è magro, striminzito, tutto nervi. Volevo che fosse, diciamo così, fortemente meridionale. In un momento in cui il Sud sembra quasi dimenticato, mi piaceva che il volto bello della giustizia fosse quello di un beneventano.

Contorno
Plot twist: cambio argomento. Sul mio comodino ho anche Prima dei titoli di coda, edito sempre da ExCogita. Una giovane insegnante con l’appeal dell’attrice che cerca di trarre profitto dalla sua storia con un politico… non proprio onesto. Quali sono le conseguenze quando ti accorgi che la vita non è un film?

Carmela, la protagonista, è in realtà prigioniera di una forma di mitomania, è realmente convinta di essere sempre dentro a un set. Tutto nasce nella sua infanzia da uno shock subito e dall’influenza della nonna cinefila. Il libro si articola molto su di un gioco di recitazioni, fra chi si muove sul palcoscenico della vita per un sordido scopo, e chi, provando a interpretare se stesso, rischia di essere travolto. Nessuna illusione, la vita non è un film, anche se credo che dobbiamo provare a inventarci qualche spezzone felice in cui siamo protagonisti.

Dolce
Qual è il tuo spezzone felice?
(Per restare in tema, me l’hai servita su un piatto d’argento!)

Il primo spezzone felice, che non è ancora terminato, è legato al mio matrimonio. Come dico nei ringraziamenti de Il nome della notte, mia moglie mi aiuta ogni giorno a essere migliore. Il secondo spezzone riguarda la scrittura. Da giovane scrivevo, e ho pure vinto qualche piccolo premio. Poi avevo abbandonato. Cinque anni fa sono stato colpito da una grave malattia. Quando mi sono ripreso mi sono detto che non potevo perdere tempo e che dovevo tornare a fare quello che realmente mi piaceva: scrivere. Essere qui a parlare con te è, in fondo, lo spezzone di un buonissimo film.

 

Penso che scegliere di dedicarsi a quello che ci piace sia, oggi come oggi, un grande atto di coraggio e amore per la condivisione. Il film è stato più che buono, e d’altro canto sono all’immaginario tavolo con uno chef della penna, non poteva essere altrimenti! Ancora un enorme ringraziamento a Marco Speciale per aver assecondato questo mio gioco è un grande grazie anche a ExCogita, che ci ha messi sulla stessa strada!

Editor freelance, lettrice compulsiva, mangiona impenitente. Tra un refuso e una briciola recensisco libri e lavoro con gli autori accanto alle loro storie.

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