Luisa&Luisa

Luisa&Luisa, parla Simona Valigi

Luisa&Luisa, pubblicato da Scatole Parlanti, è un libro da gustare, una storia familiare avvolgente come il sapore della cioccolata calda d’inverno. Ce ne parla, oggi su #readEat, Simona Valigi, testimone speciale di una grande storia.
Spero di farvi venire l’acquolina in bocca!

Antipasto
Buongiorno Simona, grazie per aver accettato di partecipare a quest’intervista. Ho letto Luisa&Luisa, l’ho gustato lentamente come si fa con i cioccolatini. Il processo creativo, in cucina come sulla carta, nasce da un’esigenza. Qual è stata la sua?

La mia esigenza è stata quella di narrare una bella storia familiare, una storia dal gusto buono e appetitoso soprattutto per la mente.  Abbiamo sempre sentito parlare di Luisa Spagnoli nonna, della sua grandezza come donna e come imprenditrice. È un personaggio che ha lasciato ai suoi eredi tanto di lei.  A Luisa, nello specifico, è arrivata la parte racchiusa nel gusto e nel cioccolato, nella poesia connaturata all’impasto del cacao, miscelatosi nel tempo. La produzione artigianale che realizza meticolosamente un sogno, rinnovato e ancora vivo. Radici da cui partire approdo a cui arrivare.

Primo
Che sia il gusto particolare delle rose o quello più intrigante dell’anisetta, ogni cioccolatino ha una sua emozione. Sappiamo quali sono le emozioni della signora Spagnoli nel ripercorrere il percorso della sua infanzia, un’infanzia tutta Perugina. Lei che emozione associa ai vari cioccolatini di famiglia?

L’emozione che provo parlando di cioccolato è la stessa che ho sempre provato fin dalla mia infanzia. Noi bambini perugini degli anni Sessanta/Settanta siamo cresciuti con un solo gusto in bocca, quello del cioccolato, fosse stato in tasca o nella cartella della scuola per la ricreazione. Lo abbiamo sbriciolato insieme al pane, tante e tante volte, leccandoci poi le mani per amalgamare quel sapore al nostro. Crescendo ce lo siamo portati dietro, a ogni Natale, ogni Pasqua, ogni festa di compleanno. Un pezzo di vita che abbiamo tramandato con certezza di storia famigliare ai nostri figli, facendo crescere pure loro con lo stesso accogliente sapore di tradizione. L’emozione è quindi la mia consuetudine, la mia usanza, la mia continuità.

Secondo
Questo libro è l’esempio virtuoso di un’azienda che parte dal cuore di ogni cosa: la famiglia. E in questa famiglia, anche lei ci è entrata, Luisa&Luisa ne è grande testimone. Può raccontarci com’è essere testimone di una così grande realtà?

Ho cercato di spiegare e raccontare Luisa & Luisa attenendomi fedelmente ai racconti dell’amica Luisa. Ho pescato, tra le sue emozioni e i suoi diversi toni di voce, quell’unicità che ha saputo rendere tutto nuovo e diverso da quanto già raccontato. La sua famiglia può essere la famiglia di altri o di tutti, per lei certamente una forza nella sua storia unica. La dedica “ai nostri figli e alle belle storie che sapremo raccontare loro” è la chiave di lettura e il testimone che vorrei passare a chi ci legge. Se ci sono storie belle, vale la pena tramandarle con coraggio e forza come lascito a chi ci segue. Ogni storia prende il sapore e il tono della voce di chi la racconta. Ne prende le sfumature e l’impronta. Non tralasciando mai quel po’ di noi che si porta sempre dentro, inevitabilmente in tutte le narrazioni scritte.

Contorno
In Luisa&Luisa lei si rende a pieno titolo custode delle memorie di una famiglia. Come ha conosciuto Luisa Spagnoli?

Luisa è parte delle amicizie di una vita. Ci conosciamo da sempre direi, dalle nostre famiglie in poi. La sua accogliente Cioccolateria ha fatto il resto, ricreando un ambiente odoroso per soste e racconti di mou, zucchero a velo e sapori al fondente.

Dolce
Capita a fagiolo (o a cioccolatino, a questo punto) proprio su #readEat, il blog che traduce in sapori la scrittura. Come pensa si possano relazionare il cibo e i libri?

Finalmente questa domanda. Direi che la stavo aspettando!
Libri e cibo possono avere così tante relazioni che potrei proseguire per ore. Alcuni su tutti, gli aforismi d’amore prestati dalla poesia, che accompagnano oramai quasi ovunque tanti cioccolatini e confezioni. Continuerei poi parlando di quegli scrittori che hanno composto nei bar, nelle sale da tè o nei bistrot, rendendoli grandi e perfino luoghi di interesse storico. Penso a Oscar Wilde, Foscolo, Hemingway, Sartre, arrivando poi ai nostri giorni con Isabelle Allende e il suo Afrodite, cibo e sensualità con ricette dedicate, dove lei scrive di “pentirsi delle diete e dei piatti prelibati rifiutati per vanità”. Quello del cibo con la letteratura è un legame che esiste da secoli.

Tanti personaggi nati dalla carta hanno nella narrazione del romanzo un piatto che preferiscono, una cucina descritta minuziosamente dove sorseggiano caffè, una tavola imbandita dove c’è sempre tempo per parlare. Pensiamo alle madeleine di Proust immerse nel tè, che sono secondo me la vera ricerca del tempo perduto…  le madeleine hanno quasi un potere consolatorio, almeno al primo sorso. Ricordi dimenticati e ammuffiti nel nostro tempo passato, che riaffiorano grazie al sapore, al gusto di qualcosa mangiato o solo assaggiato. Credo di poter rispondere che cibo e letteratura sono vita, e la vita va letta, ascoltata, finanche assaporata e mangiata sempre. #ReadEat per l’appunto!

Grazie, Ida, per avermi invitato a partecipare ad una sua intervista. Ne sono onorata.

Be’, Simona, grazie a lei per la sua indispensabile testimonianza, il suo lavoro e sì, anche per aver giocato con me tra i sapori della cucina misti all’odore della carta e a Luisa&Luisa!

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Editor freelance, lettrice compulsiva, mangiona impenitente. Tra un refuso e una briciola recensisco libri e lavoro con gli autori accanto alle loro storie.

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