Leggere Elisabetta Pendola

per Elisabetta Pendola è questione di felicità

Lettori, vi siete mai sentiti in colpa dopo una grande abbuffata? Una scelta alimentare non salutare? Un libro noto per la sua bruttezza, ma che a voi è piaciuto?

Ecco, smettetela subito.
Leggere e mangiare sono entrambe questioni di gusto, decisamente personali. Dunque, l’ospite di oggi non poteva che essere particolare, lontana dal mondo editoriale eppure molto vicina alle tematiche di #readEat!
Elisabetta Pendola è una blogger che ho seguito sia su Instagram che su LinkedIn, prima di tentare l’approccio da cucina letteraria.

Ne sarà uscito qualcosa di buono?

Antipasto
Oggi non sono io che cucino, ho finalmente trovato chi lo fa per me! Elisabetta, grazie per aver accettato il mio invito a pranzo! Tu cucini, e anche molto bene. Come sai, lo scopo di #readEat è quello di avvicinare le persone alla lettura, proponendo qualche assaggio da piatti abbinati ai libri in cottura. 

Volendo fare il gioco al contrario, tu hai in mente qualche piatto che ti ricorda un libro in particolare?

Ciao Ida, pranzo molto volentieri con te, ma oggi cucina tu, visto che io parlo!
Sono una blogger da ben prima che cominciassi a interessarmi alla cucina e assimilare questa passione. Al tempo era molto lontana dal mio cuore, e tale volevo tenerla. Sono molto spesso inspirata dai libri che leggo è cucinando che sono maggiormente ispirata a leggere ancora più libri, chi lo sa! Ad ogni modo, la mia storia è fatta di parole: quelle che scrivo quotidianamente tra il blog e la stesura dei miei racconti, e quelle che leggo, quelle che mi hanno insegnato a vivere e ad aver voglia di prendermi cura di me stessa. La lettura e la cucina spesso sono due cose imprescindibili l’una dall’altra.

Secondo me non si può pretendere di scrivere senza essere lettori appassionati, in prima istanza.

C’è questo piatto delizioso che compare in Cenere di Grazia Deledda, che è il pesto di pomodorini secchi e mandorle su gnocchetti sardi. Mangiarlo è come farsi protagonista della storia e continuare a parlare con i personaggi, vivendo con loro.

Primo
Devo provarlo, questo pesto! 
Comunque, c’è una cosa che tu dici e che io trovo molto interessante. Le storie ti insegnano a prenderti cura di te stessa e a vivere. In un certo senso, io credo che questo lo faccia anche il cibo. Senza sfociare nel mens sana corpore sano, penso che una mente affamata sia un po’ come un palato in continuo lavorio. Nel tuo percorso di cuoca e di lettrice, cos’è che guida la tua curiosità?

Mens sana in corpore sano lasciamolo agli articoli di giornaletti settimanali di diete alla moda che introducono con frasi fatte l’ennesima marchetta di libro in uscita, che ben poco ha a che fare con il saggio proverbio latino.

Nessuno ha detto che la mente sana sia preferibile a una mente insana e creativa.

Sarò impopolare, ma non importa, ognuno dovrebbe mangiare ciò che fa sentire bene. È una semplice equazione, secondo me: ti fa stare bene, ti da delle emozioni? Okay. Ti fa stare male, ti da brutte sensazioni? Evidentemente non è okay.

Come un libro. Se non ti piace, lo chiudi. È tuo diritto e libertà.

Ho spesso letto libri che mi hanno trucidata di dolore con le loro parole, ma ho voluto arrivare fino in fondo. Questo per dire che bisogna sapere come non cucinare una cosa, e farsi venire mille ciambelle senza buco prima che venga una ciambella degna. Bisogna sapere cosa è avere solo il buco, per gustare a pieno la pasta della ciambella intorno. Averne anche un po’ paura.

Secondo
Da lettrice e da editor, ho sempre sostenuto che un libro che non piace non si debba leggere. Questo perché leggere qualcosa controvoglia poi spaventa verso l’intera esperienza della lettura che – come dico qui nel blog – è potenzialmente infinita, come gli assaggi di cibo. Il gusto è qualcosa da allenare con costanza ma soprattutto curiosità. E come un buon libro deriva da una buona idea e un buon modo di metterla in pratica, anche la famosa ciambella deriva da un’intuizione di gusto e l’abilità di mettere ai fornelli questa intuizione.

Come ti approcci ai libri e alle ricette nuove?

Sono completamente d’accordo riguardo la curiosità di cui parli, in tutti i campi della vita. Dal libro, al piatto, alla quotidianità. Scelgo un libro perché mi ci porta l’occhio, perché mi sta parlando, mi evoca con una parola del titolo o della trama un sentimento già presente in me, ma che voglio “partecipare” e “compartecipare”.

Credo molto nell’intuizione, anche quando ci porta a sbagliare: è nostra, unica, forse ne avevamo bisogno in quel momento per imparare qualcosa. Le ricette nuove mi piacciono, come le pagine bianche, perché in cucina come in letteratura, insomma, non c’è nulla che non sia stato detto, ingredienti che non siano buoni. Le storie e le ricette più belle sono quelle che mi fanno aver voglia di pensare, scrivere e di ricettare la mia versione del cuore. Non quelle che mi “distraggono” seguite passo per passo per la performance e per piacere a forza. Amo i consigli degli altri ma per lo più faccio di testa mia, di solito un libro o un piatto che ci è piaciuto lo si capisce da come lo raccontiamo, poi, con nostre parole.

Se è solo per sentito dire, o per moda, ammetto il mio scetticismo. Ma mi piace anche ricredermi. Insomma, si è capito che il disordine e l’incoerenza sono le mie migliori amiche, secondo te deriva dal fatto che ho letto tutto Dostoevskjii a dodici anni al posto di giocare con la barbie?

Contorno
Sicuramente, per una dodicenne avevi già un ricchissimo mondo interiore! 
Ad ogni modo, qualche giorno fa ho visto che postavi le stelline in brodo. Lo sai, quello è un piatto che mi fa pensare a Il piccolo Principe che, si sa, al più viene spacciato come libro per l’infanzia. 
Alcuni dei temi più in voga oggi sono la sana alimentazione e come invogliare i bambini a leggere. 
Tu pensi che questi due problemi possano essere risolti di pari passo?

Ma no, al più avevo già una ricchissima depressione interiore! Qualcosa che poi, per fortuna, sono riuscita a trasformare in uno sguardo entusiasta e (auto)ironico alla vita. Il piccolo principe non è “solo” un libro per bambini! Ci sono molti libri che vengono citati all’ordine del giorno per cliché e perché fa figo (far finta di) averli letti. In questo caso un libro che è stato un successo fin da subito, lo è a ragione!

Più che saggezza, direi che c’è molta poesia, in quel libro. Forse nel mondo c’è bisogno di più poesia e meno saggezza.

Ho imparato a mangiare sano dopo che mi sono sentita libera di farlo, quando ho capito che poteva essere una mia libera scelta e non un’imposizione sociale perché team su team di ricerche e dati statistici urlano all’allarme, che bisogna farlo. Il giornaletto di turno mi propone l’ennesima dieta, l’amica di turno mi parla per due ore di come non riesca a non far mangiare schifezze ai figli ma poi cucina solo patatine fritte, facendoli sentire in colpa perché lei è a dieta, e così li guarda malinconica mentre spillucca la foglia di lattuga.

Secondo me uno dovrebbe sentirsi libero, emotivamente, di mangiare le schifezze che vuole per arrivare a scegliere con la sua testa cosa è meglio e più salutare per sé.

Questo lo si fa quando si comincia a sentire l’amore toccando gli ingredienti, annusandoli, conoscendoli, affettandoli. Sentire il loro croc croc e vederne la bellezza è come scrivere o leggere una bella frase.

È’ il pensiero del momento, è il piatto del momento. È prendere qualcosa dagli altri – nel caso del cibo attraverso la natura, nel caso dei libri attraverso le parole – e dare, esprimere, esternare qualcosa al mondo, che sia un piatto, un’idea, uno stimolo, un guizzo di vita. Molto spesso chi ama leggere ama anche mangiare bene, passando pure dagli errori.

Dolce
Ecco l’ultima domanda, e devo dire che mi spiace tanto lasciarti andare via! 
Tu mi parli di patatine fritte mentre io sono a dieta ferrea, qualcosa che ho scelto e che non rimpiango anche se la dipendenza da zuccheri è quella che è. Mannaggia a te.
Comunque, concordo, e mi confermi ancora una volta che leggere e mangiare hanno una specie di legame non scritto. 
Secondo te, come succede nelle diete sane, team su team di ricerche e dati statistici cercano di dirottare anche l’attenzione del lettore? 

Ciao, anche a me dispiace lasciarti, avrei continuato questo pasto delizioso all’infinito!
Con quest’ultima domanda mi dai l’occasione di parlare di ciò che forse mi sta più a cuore, l’importanza di seguire, nella vita e nelle proprie passioni, così come anche nella stessa “dieta”, il proprio demone, così come lo descriveva il filosofo/psicologo James Hillman nel suo Codice dell’Anima.

Si tratta del nucleo che ciascuna persona possiede, chiamalo destino, un insieme di talenti e modi esprimersi, di desideri e voglie alimentari e letterarie che abbiamo, che magari cambiano nel tempo e magari collimano con quelle di altri, ma che fanno parte solo della nostra individualità. Spesso in passato mi sono imposta di farmi piacere un’alimentazione “tipo” e un tipo di letture perché erano sulla bocca di tutti. Ma nulla, ho desistito.

Finisco sempre per fare sull’onda dell’improvvisazione, di quel c’è, e dell’umore e voglia del momento. Appunto una ricetta e poi faccio a caso, segno un libro iper pubblicizzato e poi leggo un libro trovato tutto sgualcito e consunto nell’armadio della nonna, o magari l’ultima uscita tra libri he non hanno mai vinto alcun premio, ma che forse potrebbero vincerlo tra cent’anni. In quel caso noi non ce ne accorgeremmo, ma intanto avremmo vissuto un pasto e una lettura felice impagabile da alcun consenso della società.

Secondo me sviare l’attenzione dei lettori e dei consumatori inquadrandoli come dei target, e veicolarli a dalle scelte, è insito nella mentalità di mercato che vede tutto come bene di consumo, più che “piacere del consumo”. Questa cosa, che di per sé poco appartiene alla letteratura e al cibo di qualità, non dovrebbe appartenere neanche al giornalismo o al modo di far pubblicità. Purtroppo siamo molto spinti a leggere ciò di cui parla il vicino o il personaggio di successo, anche se, per fortuna, possiamo scegliere cosa prendere e tenere per noi.

E sceglieremo cosa fa bene a noi, quali parole, quale merendina. Smettiamola di giustificarci per questo. È solo un momento di felicità.
Grazie del tuo pranzetto, la prossima volta, ho promesso, cucino io!

 

E mentre io torno a dieta, più serena perché lo faccio per scelta e perché mi fa star bene (mai quanto un piatto di carbonara, ma dettagli), vi invito tutti a partecipare al gruppo Mordi la Lettura, su facebook!
Libro da leggere al momento: La gemella sbagliata, di Ann Morgan, edizioni Piemme.

 

Editor freelance, lettrice compulsiva, mangiona impenitente. Tra un refuso e una briciola recensisco libri e lavoro con gli autori accanto alle loro storie.

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