la parola magica, Anna Siccardi, NN Editore

La parola magica, Anna Siccardi

Quarto: abbiamo fatto un inventario morale profondo e senza paura di noi stessi

La parola magica, per me, è sempre quel ‘sì’ che mi spinge a prendere un libro nuovo da leggere.
In questo caso, l’avventura è legata in maniera indissolubile ai Ragazzi tra le pagine, la cui pazienza infinita mi ha tenuto compagnia in innumerevoli ritardi e ricadute dovute al più alla combinazione letale salute+2020.

Andiamo per ordine, sebbene dei dodici passi a cui sono ispirati i racconti (o fotografie, come mi piace chiamarli) io sia partita già dal quarto. La parola magica (click) di Anna Siccardi, NNEditore, è un intreccio di vite differenti che, per un motivo o per un altro, ho avvertito tutte ferme, fotografate, immobili. Questo non è un demerito, perché l’immobilità è il minimo che può capitare in un momento di dipendenza, quando ti sembra di andare a mille e invece sei solo, escluso, credi di aver tagliato il mondo fuori e invece hai dato le spalle a una bocca spalancata e pronta al morso.

Dipendenza, quindi, è il tema che unisce queste dodici istantanee. I personaggi sono sette e se sei come me, lettore, ci metterai un po’ per capire che sono sempre quei sette lì (quando succederà, però, apprezzerai tantissimo la cosa perché ti sembrerà di far parte di un unico grande romanzo corale). Dicevo, lettore, che se un po’ sei come me ti solleticherà l’occhio e la mente capire che ne La parola magica non c’è solo un’esplorazione unilaterale del termine ‘dipendenza’ ma che la parola stessa, tramite personaggi intagliati a dovere, acquisisce forma, spessore e moltitudine di significati. C’è la dipendenza da sostanza, la dipendenza affettiva, la dipendenza da amici in cui però non c’è più comunanza, la dipendenza che nasce dal nostro essere necessari, vero o presunto che sia.

Vedere come queste forme di dipendenza si intrecciano l’una all’altra storia dopo storia, ne La parola magica, è qualcosa che inevitabilmente fa sentire meno soli. Anna Siccardi cristallizza quella che potrebbe essere una mia o tua fragilità, lettore, e la esaspera all’interno di un quadro preciso: Milano, gruppo ristretto di persone, un momento specifico della loro vita. Al di là di quanto viene raccontato, è facile leggere delle fragilità e sì, delle dipendenze dei personaggi tratteggiati dall’autrice e volerne avere cura, cercare di essere indulgenti con loro e magari, talvolta, anche un po’ con noi stessi.

Durante il momento parotite (o anzi, subito dopo) mi sono un po’ abbandonata alla gola, a proposito di indulgenza. E Il modo che ho trovato di essere buona con me è stato immortalarmi in una lunga istantanea a base di plum cake,alla nocciola. Vedi, lettore, il plum cake ha quella consistenza morbidissima che ti conquista a ogni morso ma, come ogni cosa di cui è facile abusare, è capace di diventare piombo e immobilizzarti sul posto a dispetto di ogni buona energia che può fornire. Insomma, ho dedicato a La parola magica il mio cibo della dipendenza che però, cercando di essere fedele ai passi, ho cercato di non cucinare più, tentando così di vivere una quarantena attenta ai pericoli dell’ingordigia (che i jeans mi siano testimoni!).

In conclusione, però, posso dire che la Siccardi ha creato dodici momenti di pura fragranza.
E se i libri di NN ti piacciono e vuoi saperne di più, ecco qualche altro titolo, qui.

a proposito dei jeans
ho scoperto che essere buoni con se stessi non vuol dire concedersi cose di cui poi ci si pente. Lo sanno bene i Fonzies, plum cake vari ed eventuali e tutte le zuppe di funghi della Knorr. Essere buoni con noi stessi è più cercare di perdonare i nostri errori senza autorizzarci a ripeterli, tenerci vicine le persone di cui abbiamo bisogno e accorciare le distanze laddove si sono create, rimediarci ma soprattutto muoverci, perché il rischio di vivere in un’istantanea è una solitudine cercata ma non goduta, un momento che fa presto a diventare baratro.

La parola magica, Anna Siccardi, NN editore
recensione #readEat – libri da mangiare

Editor freelance, lettrice compulsiva, mangiona impenitente. Tra un refuso e una briciola recensisco libri e lavoro con gli autori accanto alle loro storie.

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