Fermo! Che la scimmia spara, David Cintolesi, Porto Seguro

Fermo! Che la scimmia spara: review party!

Fermo! Che la scimmia spara (click) è una raccolta di racconti scritti da David Cintolesi e pubblicati da Porto Seguro. L’articolo di oggi fa parte di un review party, un’iniziativa a cui non mi stanco mai di partecipare. Perché?

Perché è come un salotto letterario, ma a distanza. Come me, oggi altre blogger leggeranno le stesse parole e faranno parte di un coro completo, attorno allo stesso tema. Senza indugio, quindi, cominciamo.

Leggere Fermo! Che la scimmia spara è stato un po’ come partecipare al pranzo di Pasqua, quella appena passata. Tante portate che nella mia mente si trasformano in temi letterari differenti. Tante risate quando il vino diventa troppo e non si teme di osare un po’ di più nella battuta, mentre il ritmo della conversazione aumenta.

I racconti di Fermo! Che la scimmia spara sono tanti e diversi, gli argomenti presenti sono tanti, affrontati con uno stile di scrittura leggero e politicamente scorretto. Il ‘politicamente scorretto’ è un modo di vedere il mondo e raccontare la vita che, a essere sincera, non mi dispiace. Si ironizza sulla legittima difesa, si ironizza sulla violenza domestica, si ironizza sul tradimento.

In Fermo! Che la scimmia spara, per la maggior parte delle volte, è presente il rovesciamento della prospettiva. Ci siamo mai chiesti cosa potrebbe succedere se una vittima prendesse gusto a uccidere? Da donne siamo sempre state abituate alla solidarietà di genere, eppure quand’è che una vendetta cede la staffetta al sadismo?

David Cintolesi racconta tutto questo, racconta di persone che diventano mostri, racconta una giustizia splatter che limita la nostra esultanza. Ci fa tenere sulle labbra una risata e aspetta che diventi un ghigno amaro, perché restando in tema #readEat, per quanto possa essere invitante ciò che abbiamo nel piatto, il sapore rimane fino all’ultimo una sorpresa.

Tante le scene, in Fermo! Che la scimmia spara, a farci ridere ma anche riflettere. Tante le solitudini che degenerano in follia e che, se da un lato destano simpatia, dall’altro ci fanno comprendere che non sono (quasi tutte) scene irreali. C’è del pulp, dell’horror e del thriller, nella vita di tutti i giorni. Spesso, meno quella vena ironica e pungente che ti fa pensare ‘menomale che solo un libro’.

Per citare il mio film preferito: ‘non ha mai ucciso nessuno, leggere un libro.’

Nella mia cucina letteraria, le antologie rievocano sempre qualcosa del buffet. Tante storie diverse da gustare in bocconcini, un aperitivo o un pasto che si consuma in piedi, tra una chiacchiera e l’altra.
Fermo! Che la scimmia spara ha il gusto pungente del pollo tandoori indiano. Non ho il classico recipiente per cucinarlo a norma, per cui ho dovuto modificare la ricetta originale, anche per interpretare la croccantezza del libro, un rumore netto che va dritto alle ossa e che dimostra quanto l’umano sia fragile, sotto i denti.

Le spezie ci sono, il pollo è stato marinato nello yogurt, prima di passare dall’India all’Italia. Farina, uovo, pangrattato, cornflakes in omaggio al pulp americano che c’è, si legge.
La frittura è un po’ come Fermo! Che la scimmia spara, non è troppo sana da digerire, non fa bene alle nostre coronarie ma sul momento non importa, è buona.

E quindi, pollo impanato nei cornflakes sia.

 

la pasqua
Ho pensato a questa ricetta per servire un secondo pasquale decisamente alternativo. Inutile dire quanto casa mia risenta del fritto, ancora oggi, al punto in cui mi chiedo cosa ci fosse nell’olio, se semi o copertoni d’auto.

E se volete altre idee di racconti/aperitivo, potete cliccare qui.

Fermo! Che la scimmia spara, di David Cintolesi, Porto Seguro.

recensione #readEat – libri da mangiare

 

 

Editor freelance, lettrice compulsiva, mangiona impenitente. Tra un refuso e una briciola recensisco libri e lavoro con gli autori accanto alle loro storie.

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