Vox - christina dalcher - casa editrice nord

Vox: l’ammenda dell’ingnava

Vox (click) è il libro di Christina Dalcher edito dalla Casa Editrice Nord. Si tratta, qui, di un distopico non troppo lontano, ambientato in America, dove un partito fondamentalista religioso ha preso il pieno potere della Studio Ovale, delle istituzioni, dell’educazione e della famiglia. Le donne di Vox sono ridotte a cento parole al giorno, a tenere il conto è un braccialetto che, una volta superata la fatidica soglia, emette scariche elettriche di intensità sempre maggiore.

Chi legge questo cappello introduttivo non può non fare un raffronto con Il racconto dell’ancella della Atwood, la situazione in cui versa la donna è ridotta quasi allo stesso grado di umiliazione in nome di un ordine naturale che però, la natura stessa smentisce. Eppure i due libri sono diversi, e molto.

Vox parla di Jean McClellan, studiosa alla ricerca di un rimedio (ironia della sorte) contro l’afasia. Jean è costretta ad abbandonare il lavoro, il conto in banca e il passaporto per abbracciare una vita domestica verso cui, ahinoi, non è mai stata portata.
In più, ora Jean ha il braccialetto. Lei, come tante altre donne, è vittima del nuovo sistema.

Ciò che mi è piaciuto, di questa protagonista, è il suo essere molto umana. Lei non è un’eroina ed effettivamente, più che del sistema è vittima della propria ignavia. La sua prima prigione è la coscienza. Sconta la sua pena ogni giorno, guardando un marito accondiscendente e i suoi quattro figli. Il maggiore è un militante dell’estremismo, la minore, femmina, vince premi per essere quella che a scuola ha parlato meno.

Quanto colpisce di Vox non è soltanto la lotta per riottenere dei diritti che dovrebbero essere inalienabili, quello che è un vero e proprio pugno nello stomaco è la presa di coscienza di Jean: è l’unica responsabile del proprio presente. Si è resa colpevole ogni volta che non ha votato, o manifestato, o alzato un dito mentre altre persone combattevano battaglie per una sorte che era anche la sua. Jean è colpevole di aver vissuto nella propria bolla, di aver avuto sempre altro da fare, proiettata nel futuro piuttosto che nel presente.

Sapete, tante volte mi hanno detto di ‘pensare al futuro’, e credo in realtà che la pianificazione abbia un limite. Non si può pensare al futuro come se questo riguardasse soltanto noi stessi, perché viviamo in un mondo che, a dispetto dei desideri, di fatto cambia. Jean, questo, non l’ha capito fino al braccialetto, fino a quando non ha più potuto prendere un aereo o cantare la buonanotte alla figlia.

Vox trova la sua forza nel fatto di essere un libro dove la parola conta, letteralmente. Un libro in cui la protagonista vive letteralmente di parole e della possibilità di restituirle. Perché di questo si tratta, in questo consiste la vera ammenda di Jean: restituire le parole.

Inutile dire quanto Vox abbia messo in fibrillazione la mia cucina letterariaCi sono libri da leggere in un determinato momento e libri che in quel determinato momento arrivano forti, come dita nelle costole. Questo libro mi ha un po’ macellata dentro, anche perché noi lo chiamiamo distopico ma il suo futuro non è né così lontano, né così irreale.
Se nei ringraziamenti l’autrice spera che Vox faccia arrabbiare un po’ di gente, le rispondo tranquillamente che sì, Christina, mi ha fatto arrabbiare ma anche molto spaventare. E in genere, si ha paura di qualcosa soltanto quando si crede che possa succedere.
Succedere, poi. Impareremo anche che niente ‘succede’.

#readEat è quindi in fermento, Christina Dalcher val bene due mani sporche.
Dunque, dicevo che questo libro mi ha macellata dentro. Ed è dal macellaio, che sono andata, a cercare la carne da tritare, marinare, formare.
La tartàre è debole, è un pezzo di vitello che non oppone resistenza tra le mani, un po’ come Jean. Si sminuzza bene sotto le lame e si comprime in modo tale da prendere la forma che voglio, ovale. Ricordo che quando ho letto Vox ho pensato proprio alla carne cruda.

La carne cruda e malleabile e, nella nostra società, spesso malleabile è associato a un’altra parola, debole. L’impotenza della donna, in questo romanzo, io l’ho messa nel piatto così com’è, al naturale. Tuttavia, i sapori che mettiamo vicino alle nostre debolezze, a volte trasmettono loro il tocco in più, la morbidezza dell’olio e la forza del limone, il sapore deciso della purea di broccoli, tutti valori aggiunti che valorizzano quel che abbiamo a tavola, fanno diventare qualcosa di malleabile e apparentemente debole il pezzo dominante della cena.

 

la libertà non ammette deleghe
questo è un giorno particolare, per parlare di Vox. Se questo libro mi ha preso tanto, è perché ha talmente tanti intrecci con il nostro presente che è impossibile rimanere indifferenti. Per questo dico che è diverso, da Il racconto dell’ancella. Nel libro della Atwood si parla di un futuro che è già rovinato, con una terra sterile e la natalità allo zero. Quella di Vox è una società non lontana da noi, è quello che dobbiamo prometterci di non diventare nel momento in cui qualcuno vuole dirci come vivere una vita che è nostro diritto gestire.

Questo è un blog letterario e quindi lungi da me fare politica, tuttavia leggere Vox è un invito all’azione rivolto chiunque sia un divulgatore della cultura. Possiamo farlo, il nostro compito è portare dibattito, dialogo, confronto.
I libri sono voce che chiede solo di essere ascoltata. Sono esperienze, vite, punti di vista. Non c’è politica senza cultura, né deleghe alla libertà.

 

recensione
Vox, Christina Dalcher, Casa Editrice Nord
#readEat – libri da mangiare

 

Editor freelance, lettrice compulsiva, mangiona impenitente. Tra un refuso e una briciola recensisco libri e lavoro con gli autori accanto alle loro storie.

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