L’uomo dei tulipani (click) è il romanzo d’esordio di Elia Banelli, edito da Alter Ego Edizioni, ed è un giallo.
Cosa contraddistingue un giallo che funziona da un giallo che non funziona? Voi lo sapete, miei lettori amanti del cibo?
Provo a spiegarvi la mia idea: un giallo funziona quando riesce a tenerti sul pezzo senza farti fare attenzione ai dettagli, quando chi l’ha scritto fa sentire il lettore partecipe dandogli tutti gli indizi e l’illusione di una visione d’insieme.
In fondo, perché ci piace leggere di indagini, interrogatori, indizi? Fantastichiamo, cerchiamo di capire dove dobbiamo guardare e funziona quando è l’autore stesso che devia il nostro sguardo altrove per concentrare maggior tensione sul finale, in cui finalmente è tutto chiaro.
E – vorrei sottolineare – chi dice di non aver mai riletto alcuni passaggi per rendersi conto di quanto aveva trascurato, mente.
Nel caso de L’uomo dei tulipani ci troviamo a Città di Castello, ridente cittadina in provincia di Perugia.
La tranquillità di una mattina autunnale viene turbata dalla morte di un’anziana donna, molto ricca. La causa? Tra le più innocenti: un vaso in testa.
Com’è caduto il vaso?
Tutti credono a un incidente ad eccezione di Franco Laganà, appuntato bolognese d’adozione, che ritrova sul corpo della vittima un petalo di tulipano finto.
Ovviamente l’intuito non viene premiato, e Laganà è l’unico a propendere per un’ipotesi di omicidio. Si avvarrà, per dimostrare le sue ragioni, dell’aiuto di Rosanna, collega intelligente con una complicata situazione familiare a carico.
Contemporaneamente alle indagini vi è il viaggio della bella legale Laura Cutrì a Perugia, e il suo incontro con Giulio Zanardi. Trait-d’union tra i due è un appuntamento con l’avvocato Angeloni, proprio a Città di Castello.
Lo stesso avvocato Angeloni che di lì a poco farà una brutta fine, sì e sì, anche questa ornata da petali di tulipano.
Proprio quando l’ostruzionismo non sembra più un’opzione, il tempo è poco e tutti questi personaggi si troveranno al centro di un piano ben più grande di loro.
L’uomo dei tulipani ha però una particolarità: il punto di vista narrativo.
Gli avvenimenti non sono filtrati soltanto dalla narrazione semplice e lineare. C’è una figura che guarda tutto, osserva, medita. Voglio lasciarvi l’acquolina in bocca parlandovi del personaggio di Lorenzo, e dei suoi occhi che arricchiscono il romanzo tra piccole spinte e deviazioni.
Perché vedete, Lorenzo vuole uccidere.
E quant’è difficile, comprendere una mente pronta a togliere una vita? Quanto a fondo uno scrittore deve scavare per interpretare un pensiero del genere?
Si direbbe quindi che L’uomo dei tulipani è un giallo dove l’indagine è padrona quanto la sottile linea che divide il rispetto della vita dal suo completo opposto. È una massiccia rete di personaggi, intenzioni, interessi, una matassa che, almeno per me, è stata molto divertente da sciogliere o meglio, un viaggio in cui mi sono divertita a farmi guidare dalla penna di Elia Banelli.
Tutto questo parlare mi ha messo fame, e tutto questo leggere mi ha fatto pensare che scrivere un buon giallo è un po’ come preparare un buon dolce.
Credetemi, è complicato. Ci sarà una buona ragione per cui a Masterchef la prova più temuta è quella di pasticceria, no?
Cucinare dolci vuol dire imbrigliare l’istinto e l’intuizione nelle ferree regole della chimica. Proporzioni, reazioni, procedimenti, sono un po’ meno liberi di quelli che solitamente si adottano in cucina e difficilmente si può improvvisare.
Un po’ è vero quel che si dice: troverai sempre a chi piace la carne ben cotta, ma il dolce crudo non si augura a nessuno.
Quindi, l’attività settimanale nella cucina letteraria di #readEat è stata quella di omaggiare L’uomo dei tulipani con un dolce che potesse in qualche modo ricrearne la complessità.
Infatti questa torta al cioccolato nasconde un ingrediente tanto chiave quanto segreto, impercettibile al gusto ma fondamentale nell’impasto: la rapa rossa.
Lo confesso, un po’ l’ho fatto perché avevo voglia di mangiare sano, ma poi ho creato un piccolo giallo condominiale chiedendo ai miei vicini di assaggiare per dirmi che sapore sentivano: cioccolato fondente, scorza d’arancia, ma nulla del legante che ha salvato il mio girovita dal tunnel delle uova e del burro.
Per me è un dolce riuscito, per la signora del quarto piano ancora un mistero da scoprire.
E si direbbe che il dolce ha obbedito alle regole della chimica così come L’uomo dei tulipani a quelle del giallo. Anche lì c’è un ingrediente segreto, fondamentale quanto la mia rapa rossa.
l’umbria
parlare de L’uomo dei tulipani, ambientato a Città di Castello, in Umbria, mi ha fatto scoprire qualcosa in più su questa regione che conosco soltanto per l’Eurochocolate e mi ha riportato alla memoria la teoria della sincronicità di Jung.
È un caso che mi sia arrivato un invito per partecipare all’Hopen House di Luoghinteriori il 26 maggio, proprio a Città di Castello?