Abissi - Paolo Cabutto

abissi, il piatto forte di Paolo Cabutto

Abissi è un titolo che mi ricorda molto un aforisma di Nietzsche:

Chi combatte con i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. E se guarderai a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà dentro di te.”

Miei lettori in dieta pre-estiva, dopo la debita frase ad effetto possiamo iniziare a parlare di Abissi (click) di Paolo Cabutto, edito da Talos Edizioni. Una raccolta di racconti horror che parla di persone comuni – non supereroi, non prescelti, nessun individuo speciale – e della loro lotta contro i mostri.

Capisco, detto così è un po’ riduttivo, ma abbiate pazienza. Un po’ perché non è semplice parlare di racconti, al plurale, e un po’ perché c’è bisogno che ognuno di noi allunghi lo sguardo verso l’abisso nominato sopra da Nietzsche, per capire bene di cosa stiamo parlando.

Effettivamente, i personaggi descritti da Cabutto camminano lungo il sentiero indicato dal filosofo tedesco, più o meno alla lettera. Ognuno di loro ingaggia una battaglia contro il proprio mostro personale, che sia questo dettato dall’alterazione di un sentimento o che sia un vera ossessione per i propri obiettivi di vita. Ogni incontro con i mostri è uno specchio in cui i protagonisti devono guardare.

La verità è che ognuno di noi cova un piccolo mostriciattolo, dentro di sé, e forse qualcuno di questi racconti ce lo ricorda più degli altri. Tuttavia, viaggiare nell’abisso non può essere così riduttivo, non può ridursi a una considerazione tanto spicciola. E allora alziamo l’asticella, gettiamo un guanto di sfida: è facile ammettere di non essere perfetti, è facile immaginare le nostre paure prendere forma per venire a cercarci. Tutti abbiamo temuto l’Uomo Nero sotto il letto, no?

Pensare che i nostri abissi siano più profondi di quanto crediamo, è questa la vera sfida che getta la raccolta di Cabutto. Leggere l’atrocità e chiedersi ‘che sensazione darebbe se’ è una degna risposta al guanto di sfida, è lo sforzo che alcuni personaggi di queste piccole storie fanno. Guardano nell’abisso e, quel che è peggio, si lasciano guardare, perché come dice un vecchio adagio dei teatranti: se dalle quinte vedi il pubblico, anche il pubblico vede te.

La penna dai toni vintage dell’autore tratteggia compromessi, conversioni, combattimenti. A volte i nostri protagonisti la spuntano, altre diventano la loro stessa paura, altre ancora soccombono ai loro terrori. In questo processo dalle numerose varianti, rivendico positivamente la definizione di ‘vintage’ per quanto riguarda la narrazione. Il lettore non ha bisogno di essere stupito, per alcuni versi – se appassionato di genere – sa già dove sta andando ma proprio per questo è libero di gustarsi il percorso, di fare congetture su uno schema più grande entro cui le varie vicende si collocano.

Tutte le mie congetture, poi, le ho portate in cucina!
Come dite? Sembrano lenticchie? No, non lo sono. Abissi  non ha il gusto della terra, del coltivato. C’è una violenza di fondo che passa da storia a storia, sempre marcata, mai nascosta. Questa violenza è stata assecondata partendo da quello che – da sempre – reputo il centro di ogni reazione istintiva, nel bene o nel male: la carne.

Tuttavia stiamo parlando di Abissi, e prima della carne c’è qualcosa, sotto, che si deve smuovere per dare senso a tutto il resto, un ingrediente segreto che io ho trovato nella polvere di chili. Chi utilizza il piccante soltanto per l’elemento afrodisiaco non sa quanto bruci un esame di coscienza, specialmente quando dentro si hanno i mostri.

Ai miei mostri ho fatto compagnia con qualche fetta di pane abbrustolito con olio e il sale. Mi piaceva l’idea che i racconti fossero accompagnati da più bruschette.
Servitevi pure!

 

senza
Basta, a chi prendo in giro. Chiamiamolo semplicemente il chili senza, che facciamo prima.
Senza fagioli, senza maiale, senza riso, senza peperone, con il macinato. Praticamente un ragù, ma che per effetto delle magiche spezie, del vino, della panna di riso, della polvere di chili e del peperoncino, ha assunto un sapore vagamente internazionale.
Okay, lo ammetto, non c’è salsa. Anche come ragù, è un ragù senza.

 

SPOILER
Sulle prime ho creduto che i personaggi principali fossero tutti artisti, e che l’intera raccolta indagasse quella dimensione fragile delle menti creative. Quando si dice ‘gustarsi il percorso’, si fanno anche di questi pensieri!
Se siete appassionati di racconti dell’orrore e come me non avete buona memoria, vi rimando a un’altra raccolta di cui si è parlato poco tempo fa, qui!

Editor freelance, lettrice compulsiva, mangiona impenitente. Tra un refuso e una briciola recensisco libri e lavoro con gli autori accanto alle loro storie.

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