L'impero d'acciaio - il fume si divide Claudio Bolle - Lettere Animate

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Questa settimana è passato in cucina il libro di Claudio Bolle, L’impero d’acciaio – Il fiume si divide (click), per Lettere Animate.
Leggere il romanzo mi ha ricordato i miei dodici anni, quando da piccola storica facevo la stratega davanti a Caesar 3, un gioco in cui partendo da un piccolo villaggio bisognava ricreare l’Impero di Roma.

Considerando le mie dubbie capacità senatoriali (e architettoniche, e agricole, e militari. Insomma, non ero un asso a quel gioco) posso dire che se mi fossi avvalsa delle conoscenze contemporanee, avrei un po’ barato ma il mio Impero sarebbe stato florido e duraturo. E barare è un po’ quello che fanno i protagonisti di questo romanzo corale, al cospetto dell’Imperatore Tiberio.
D’altro canto, come puoi andare di fair play quando sei una persona del XXI secolo catapultata per caso nella Roma Imperiale e devi sopravvivere?

Ecco, a grandi linee ne L’impero d’acciaio succede questo: sette persone, quattro dell’epoca contemporanea e tre militari americani della Seconda guerra mondiale, si ritrovano grazie a una specie di Sfera d’energia a Roma, in un altro tempo. Dovranno fare squadra, dimostrarsi persone preziose, adattare la loro conoscenza a quella di un mondo molto più antico, e per certi versi più piccolo.

Ovviamente, il primo ostacolo da superare è quello della lingua. Mi è piaciuto come l’autore presenta questo tipo di problema, e come cerca di mantenere il lettore al passo con quelle che sono vere e proprie spiegazioni grammaticali. L’approccio alla lingua si sviluppa gradualmente all’interno del romanzo, rientra in un progetto più grande che, da una base comune quale appunto è il latino, arriva allo scambio di conoscenze più importanti: militari, tattiche, ecologiche, agricole.

L’impero d’acciaio risponde agli ‘e se…?’ che abbiamo considerato tutti, almeno una volta nella vita. I sette personaggi non se ne rendono conto, ma cambiano la storia per il semplice fatto di diventare protagonisti di un tempo non loro. Polvere nera, tecniche di coltivazione, matematica, compostaggio. Da un lato è bello cercare di correggere l’errore umano fin dalla radice dello stesso, dall’altro sono curiosa e spero di leggere presto  il secondo libro della trilogia. Voglio vedere se verrà presa in considerazione l’idea che la Storia possa mostrare ogni conseguenza dell’interferenza di queste persone così moderne ed estranee.

In questo ammetto, sono un po’ all’antica.
Mi attengo all’idea, mutuata da libri e telefilm, che il futuro tenda a cambiare per il semplice fatto di esserne a conoscenza. E se posso esprimere un desiderio, è quello di vedere come le innovazioni portate dai ‘magnifici sette’ in epoca romana potrebbero mutare quello che dovrebbe essere il nostro presente.
Insomma, voglio vedere cosa succede quando qualcuno bara a Caesar 3. In questo senso è un bene che L’impero d’acciaio sia un capitolo introduttivo, perché adesso c’è da capire cosa viene dopo.

Come si mangia un libro del genere?
Con delicatezza.

La Storia è un argomento di per sé delicato, e per rispettare l’antichità ho deciso di sfruttare quello che conosco sulle abitudini alimentari romane e quello che c’è di moderno nella narrazione di Bolle. Senza indugio, quindi, presentiamo gli ingredienti!

Sapevate, per esempio, che la pasta era un alimento che i romani consumavano? Ce ne parlano Cicerone e Orazio a proposito delle lagane, nonne delle nostre lasagne, strisce sottili ricavate dall’impasto di acqua e farina.
Le noci erano non soltanto un frutto ma anche uno strumento di gioco, per i bambini. E ovviamente, usatissimo era il latte e dopo questo il casei, i formaggi, che già Terenzio Varrone aveva catalogato per tipologie e provenienza.

Dunque, cosa bolle in pentola nella cucina letteraria di #readEat?
Un piatto che possa elaborare ingredienti ‘antichi’ in chiave moderna, un tributo a duemila anni di cibo e cotture. Un piatto che sposi l’intraprendenza di un autore che decide di cambiare la storia e che sia vagamente il contrario di quanto fanno i personaggi nella narrazione.

Ho abbinato a L’impero d’acciaio delle tagliatelle con il pesto di noci. Un po’ perché l’intervento dei personaggi moderni nella storia antica è come il mixer nella mia cucina, aiuta a snellire un processo che con mortaio e pestello avrebbe richiesto molto tempo; un po’ perché per un verso è speculare e opposto a come gli avventurieri moderni maturano all’interno della storia. Loro si ritrovano e si riscoprono persone nuove in un mondo passato. Io ho usato alimenti di un mondo passato per riscoprirli nuovi nell’epoca contemporanea.
Tutti diventano altro reinterpretando in maniera diversa il loro ruolo, e mi piace pensare che ne L’impero d’acciaio sia proprio questo, che succede.

 

l’omogenizzatore
Sono molto legata a questo strumento. Trasferendomi da Bologna a Viterbo è l’unica cosa di casa vecchia che ho chiesto il permesso di portare via. Molta della mia creatività (è creativo un pesto di noci?) in cucina si deve a quel magico sminuzzatore che spesso diventa magister vitae ricordandomi che non c’è problema nella vita che quelle lame non possano tritare.

ps.
Vi piacciono i romanzi ambientati nel passato? Allora anche La passeggera fa per voi!

 

Editor freelance, lettrice compulsiva, mangiona impenitente. Tra un refuso e una briciola recensisco libri e lavoro con gli autori accanto alle loro storie.

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