Racconti del mistero e del grottesco - Fabrizio Raccis - Eretica Edizioni

racconti del mistero e del grottesco: imparare dall’orrore

Vivere da soli non è il massimo, dopo aver letto Racconti del mistero e del grottesco (click). C’è sempre un sottile filo d’inquietudine e tutto sembra un po’ più ostile, soprattutto quando la gatta decide di avere i suoi cinque minuti alle tre del mattino.

Ciò che lega la mia insonne situazione attuale ai racconti di Fabrizio Raccis pubblicati da Eretica Edizioni, però, non è soltanto l’iperattività notturna della mia coinquilina a quattro zampe, bensì un ravanare interiore che mi spinge a indagare sui limiti dell’agire umano.

Sia chiaro, non sono la prima a porsi queste domande. Prima di me c’è sicuramente Raccis e prima di lui un omaggiato Edgar Allan Poe, che spande la sua oscura benedizione sull’antologia e spero un po’ anche nella cucina di #readEat.
Il discorso sul limite, piuttosto, si rende necessario davanti alla domanda ‘perché pubblicare questi racconti?’.

Così, crudi, così cupi, così diretti.
C’è candore soltanto quando si chiude il libro, perché Racconti del mistero e del grottesco sporca le dita appena si tocca la copertina. La finestra narrativa breve non prende per mano, non conduce il lettore nei meandri dell’animo attraverso un percorso gentile, ma è un tuffo a capofitto dentro l’oscurità che si cela in ognuno, dritto al confine tra fantasia e azione.

Quindi, dicevamo… perché pubblicare questi racconti.
Per ricordare che qualcuno di noi lo passa, quel limite, e che il grottesco è attuale. Le persone si buttano dai parapetti, la vendetta è qualcosa che si insegue e si raggiunge, morire bruciati è possibile. L’ossessione e la cattiveria sono vicini, e per farcelo capire Raccis ha portato l’azione in Sardegna, a Cagliari.

A fronte di tutto questo, nel caso la vita quotidiana non bastasse, è giusto donare valore al libro e guardare l’orrore dall’interno, per ricordare a noi stessi che il limite esiste, e che non vogliamo superarlo.

Ora, come rendere questi racconti qualcosa di commestibile?
La verità è un boccone amaro, un po’ come il retrogusto dei pomodori secchi. Questi tingono di rosso il piatto, dando una prima direzione al connubio tra cibo e lettura. Il rosso è infatti il colore del sangue, qualcosa di vivo e pulsante all’interno di Racconti del mistero e del grottesco.

I pomodori, però, non sono soli. A tener loro compagnia c’è il pistacchio, scelto proprio per la sua posizione privilegiata a rappresentanza dell’interiorità: dentro un guscio e protetto, come le pieghe scure delle ossessioni indagate dall’autore.

A completare il tutto, qualcosa che affonda le sue radici nel profondo, nella terra. Il basilico si propone come collante tra verità e ossessione, amalgamando il tutto in un pesto rosso scuro, dal sapore forte e violento stemperato soltanto leggermente dalla pasta che però è contorta, un fusillo.

Così, questa cucina letteraria ha cercato di presentare un piatto corposo e sanguinolento, in grado di evocare attraverso il gusto i toni scuri dei Racconti di Raccis.
Sperando di aver concluso un buon lavoro, auguro a tutti un coscienzioso buon appetito.

 

ricordi d’infanzia
da piccola ho vissuto un personalissimo racconto del mistero e del grottesco. La gatta di famiglia, che rispondeva al solare nome di Mortisia, ha seminato per anni il terrore in famiglia. Graffiava le persone, rovinava i mobili, malmenava Scott, il nostro incrocio tra alano e pastore tedesco da guardia.
Poi, un giorno, la bestia nera ha deciso di saltare dal balcone per fare del mondo il suo territorio. Nessuno ha mai dubitato del suo successo.
Con il sollievo di tutti, ma soprattutto del cane.

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Editor freelance, lettrice compulsiva, mangiona impenitente. Tra un refuso e una briciola recensisco libri e lavoro con gli autori accanto alle loro storie.

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