tutti i gusti dell’amore

No, non siamo nel periodo di San Valentino e questa non è diventata la rubrica dei cuori dolci.
Ci troviamo ancora nella cucina letteraria di #readEat, con l’autunno che pian piano si sta trasformando in inverno e nuovi libri sul fuoco.
Questa settimana ho avuto il piacere di leggere due romanzi che parlano d’amore, abbracciandone la tematica in ogni sua sfumatura e declinazione. Come nel caso di Cena per due si tratta di autori diversi per stile, punti di vista e tematiche trattate. Eppure, proprio come nel doppio articolo precedente, non ho potuto fare a meno di trovare in romanzi tanto differenti qualche argomentazione che, forse, non li rende poi così distanti.

Sempre per ordine di arrivo, primo in graticola è un libro targato Feltrinelli dal titolo Voi due senza di me, di un Emiliano Gucci che affina sempre più la sua penna. Protagonisti di questa storia sono Michele e Marta, coppia un tempo magica divisa drasticamente da un evento terribile. Sullo sfondo di una Firenze il cui cielo sembra empatizzare con i due protagonisti, il primo contatto tra i due viene orchestrato da Michele, dieci anni dopo la tragedia. Marta si è rifatta una vita, mantiene una relazione forse non altrettanto magica ma stabile. Vedere Michele la sconquassa, rimette in discussione tutto, e l’incontro ha un esito che lascia il lettore (o me, quantomeno) con la bocca secca. Dovranno passare altri dieci anni perché sia la donna piombare nel negozio di lui, pronta a raccontargli ogni sua verità mentre la neve sferza impietosa. In questo libro si ama senza riserve: con tenerezza, con disperazione e profondità, dalla purezza più totale a quell’amore sporco che i lividi li lascia dentro. Voi due senza di me racchiude un segreto, palpabile tra le parole di un narratore speciale. Chiunque leggerà di Michele e Marta, come me si troverà a rincorrere questo segreto in ogni pagina, tra le righe, alla ricerca di una rivelazione che possa donare pace.

Differente è il lavoro di Marilena Boccola, di cui HarperCollins pubblica Nella rete di Shakespeare. Anche lei autrice comprovata, mescola la complessità amorosa  a un tocco erotico mai volgare per confezionare un romanzo ambientato a Milano, in un mondo vicino ai lettori e le battute di Romeo e Giulietta che si fanno ambasciatrici di sentimenti.
Fabio e Carlotta sono i protagonisti di questa storia. Seduttore lui, bella ma insicura lei, dopo un iniziale approccio sui social si ritrovano tra le luci soffuse di un locale notturno, e se all’inizio è divampante passione basta frequentarsi un po’ di più per capire che presto o tardi, l’amore bussa alla porta di tutti. Sapranno riconoscerlo? Sapranno accoglierlo?
Nella rete di Shakespeare trae in inganno, perché è facile fermarsi a luoghi comuni come ‘per amare gli altri devi amare te stesso’, oppure ‘per goderti il presente devi accettare il passato’. Ecco, il luogo comune c’è e rassicura, ma non è solo questo.

Bene, dopo aver presentato i miei ospiti posso finalmente sciogliere i nodi.
Cosa li differenzia? Il modo in cui scrivono dell’amore.
Cosa li accomuna? Prima di tutto una grande tensione. Si respira da libro a libro, neanche se la trasmettessero a vicenda. Leggi e ti prudono le mani. I finali non sono certi, non sai cosa accadrà e l’unico modo che hai per scoprirlo è leggere ancora, tenendo a mente che se la situazione sembra quietarsi, è lì che si deve andare avanti. Quando la tensione che intercorre tra i personaggi di un libro passa a me lettrice io posso dirmi contenta, ma poiché la ‘contentezza’ non mi basta, ho cercato di capire meglio queste montagne russe che si chiamano Marta, Michele, Fabio e Carlotta.
Li prendo tutti e quattro insieme, perché sono esempi perfetti di quanto la presenza di qualcuno o la sua assenza modellino la persona. Un giorno a Firenze ha ribaltato la vita di Marta e ridefinito quella di Michele. L’aver trovato Carlotta ha aiutato Fabio a conoscersi di più, mentre l’assenza di lui ha fatto sì che lei ridefinisse in toto suoi rapporti con le persone. Ritorna quindi la tensione a toccare i punti più estremi dell’amore e coloro che percorrono i fili di questa tensione talvolta si ritrovano a ruoli ribaltati, talvolta riuniti al centro, e così sempre.
Ho cercato di emulare questa tensione attraverso il gusto, cercando di raccontare entrambi i libri con un piatto che potesse evocarne le note dolci ma anche quelle amare. Protagonista è il riso, cotto in una crema di verdura dolce a base di zucca. Il tocco amaro è invece fornito dalle cime di cipollotto a guarnizione del tutto. Mi hanno sempre insegnato che un piatto deve essere bilanciato, tuttavia per rendere giustizia a questi due autori non ho avuto cuore di trovare un medio tra i due ingredienti, anzi alla crema di zucca ho aggiunto il finocchio, così che ne ampliasse il sapore esaltandone la dolcezza, rendendo quindi ancora più d’impatto l’incontro con la consistenza dura e opposta dei cipollotti bianchi.

 

Memo
Rendendomi sempre disponibile allo spaccio di ricette che spesso e volentieri sono dettate dall’estro del momento, ricordo a tutti che nella crema, così come nell’amore, è sempre necessario un pizzico di pepe e che l’amaro è elemento necessario all’apprezzamento del tutto, quindi: non scartate il povero cipollotto!

Editor freelance, lettrice compulsiva, mangiona impenitente. Tra un refuso e una briciola recensisco libri e lavoro con gli autori accanto alle loro storie.

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